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Libri per chi ama davvero leggere

“CI DICIAMO L’OSCURO” DI HELMUT BÖTTIGER

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“1948. A Vienna, Paul Celan dedica a Ingeborg Bachman questi versi: ‘Ci diciamo l’oscuro// Ci amiamo l’un l’altra// Come papavero e memoria’. Celan ha 27 anni e ha perso entrambi i genitori in un campo di concentramento. È arrivato a Vienna a piedi dopo una lunga e faticosa fuga da Bucarest, durata settimane. Nel 1948, Vienna è la città delle spie, degli ebrei scampati allo sterminio e dei vari approfittatori che mirano ad arricchirsi attraverso traffici illeciti. Ingeborg Bachman di anni ne ha 22 ed è una promettente giovane autrice. I due poeti trascorrono sei settimane insieme e questo amore totale, assoluto ed esplosivo lascia tracce indelebili nelle reciproche esistenze. In seguito a un crescente antisemitismo, Celan fugge a Parigi, dove i suoi fantasmi continuano a perseguitarlo, mentre la Bachman intreccerà una catastrofica relazione con Mark Frisch. Dal ’48 fino agli anni Settanta, la storia di un amore struggente con conseguenze drammatiche per entrambi i suoi protagonisti. Bello, intenso, poetico. Imperdibile!”
@theinsta_reader su instagram (28 novembre 2019)

“La (tormentata) relazione tra Ingeborg Bachmann e Paul Celan. La storia delle loro difficilissime vite, il ruolo che la Poesia vi ha giocato e la tragica fine di entrambi. Questo libro mi è piaciuto, anche se a tratti è di una pesantezza che fa mancare l’aria. Sia la Bachmann che Celan hanno avuto una vita difficilissima e quest’ultimo mi ha ricordato sotto vari aspetti Sylvia Plath (della quale ho letto i Diari, che mi hanno toccata molto). Quel che è certo è che si tratta di una lettura impegnativa.”
@Ro_Berta_42 su twitter (5 maggio 2019)

Ci diciamo l’oscuro. La storia d’amore tra Ingeborg Bachmann e Paul Celan

Autore: Helmut Böttiger
Titolo originale: Wir sagen uns Dunkles. Die Liebesgeschichte zwischen Ingeborg Bachmann und Paul Celan
Traduttrice: Alessandra Luise
Editore: Neri Pozza
Genere: Biografie
Collana: I Narratori delle Tavole
Anno edizione: 2019
Pagine: 251

Cosa scrive l’editore

Nel 1948, a Vienna, Paul Celan dedica questi versi a Ingeborg Bachmann. Il componimento, Corona, celebra il fatale incontro di due anime che parlano la stessa lingua, la lingua “oscura” della poesia, e che si uniscono come il papavero e la memoria, l’oblio e il ricordo.

Nella primavera di quell’anno i due poeti si ritrovano a Vienna per vie e ragioni molto diverse. Morti i genitori in un campo di concentramento in Ucraina ed entrata Czernowitz, la sua città natale, a far parte dell’Unione sovietica, il ventisettenne Celan ripara dapprima a Bucarest e poi, dopo una lunga e pericolosa fuga a piedi durata intere settimane, nella capitale austriaca.

Occupata da quattro potenze straniere, nel 1948 Vienna è la città delle spie, della criminalità politica ed economica, dei grandi spacciatori e dei piccoli trafficanti. È la città anche degli ebrei scampati alla deportazione, sradicati che, come Celan, hanno perso la propria Heimat, il luogo natio.

Ingeborg Bachmann è a Vienna per una Heimatlosigkeit di tutt’altra specie. Ha solo ventidue anni, ma nella capitale austriaca – raggiunta a diciotto anni per studiarvi e sfuggire a quella Carinzia e a quel padre che hanno accolto con entusiasmo il nazismo – è già una promettente giovane autrice.

I due poeti trascorrono sei settimane insieme. Un incontro esplosivo che lascia tracce indelebili nell’esistenza dell’uno e dell’altra. Un incontro, tuttavia, segnato anche da sentimenti di incertezza e di insicurezza.

A Vienna, Celan si scontra ovunque con segnali che testimoniano il perdurare dell’antisemitismo e dell’ideologia nazista. La capitale austriaca non può essere perciò la sua Heimat. Fugge a Parigi, dove però i fantasmi e gli incubi della Shoah continuano a perseguitarlo.

Ingeborg Bachmann, dal canto suo, va incontro a un destino tragico dopo la fine della sua relazione con Max Frisch.

Helmut Böttiger ricostruisce la storia dei due poeti dal loro primo incontro fino agli anni della loro “catastrofe parallela”, i primi anni Settanta. La storia di un amore struggente che troverà il suo epilogo nelle parole contenute in Malina, l’ultimo libro della Bachmann pubblicato dopo la sua morte: “La mia vita finisce perché lui è annegato nel fiume durante la deportazione, era la mia vita”.

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