I commenti del Let’s Book Club
Cosa scrivono i lettori sui profili social di Let’s Book in merito a “La traccia dei mutamenti”
“Autore arabo-israeliano (scrive in ebraico) che intreccia nel racconto le difficoltà dei legami familiari del protagonista. Questo ritorna in Israele dopo un esilio di 14 anni, con le difficoltà di conciliare i due mondi, quello arabo e quello ebreo. L’ho trovato scritto in modo molto delicato. Interessante la sovrapposizione della vita dell’autore con quella del personaggio del libro.”
@raf_rob su twitter (24 aprile 2019)
“Un figlio si ritrova al capezzale del padre in fin di vita, dopo 14 anni di assenza. Un romanzo introspettivo, sulla colpa e sul perdono e sulla difficoltà di sentirsi straniero a casa propria.”
@Ro_Berta_42 su twitter (7 aprile 2019)
La traccia dei mutamenti
Autore: Sayed Kashua
Titolo originale: Aquv acher shinuim (Track Changes)
Traduttrice: Elena Loewenthal
Editore: Neri Pozza
Genere: Moderna e contemporanea
Collana: Bloom
Anno edizione: 2019
Pagine: 239
Cosa scrive l’editore
“Sono all’ospedale.” È sufficiente questo breve messaggio, inviato da un padre via Skype, per far salire suo figlio sul primo volo che dall’Illinois lo riporta in Israele, dopo 14 anni di assenza. Nel breve viaggio in taxi che dall’aeroporto lo conduce a Tira, il luogo dove è nato e dove tutt’ora vivono i suoi genitori e i suoi fratelli, l’uomo ritrova l’antica paura che un tempo lo attanagliava: quella di sapersi arabo in territorio israeliano, esule nella sua stessa terra.
Espatriato negli Stati Uniti con la moglie Palestine e i tre figli, il protagonista di queste pagine ha invano tentato di tagliare i ponti con il passato attraverso il silenzio. Ma è sufficiente che metta piede nella stanza dove suo padre giace, piccolo, pallido, con gli occhi sprofondati nelle orbite e il petto che si alza e si abbassa sotto il lenzuolo leggero dell’ospedale con il disegno delle stelle di David, perché il passato torni a galla con prepotenza e presenti il suo conto.
L’uomo ha con sé il vecchio registratore Executive della Sony, un apparecchio massiccio, con un microfono esterno, tre pulsanti neri e uno rosso per la registrazione: è lo strumento con cui si guadagna da vivere come ghost writer, mettendo nero su bianco le storie altrui. Ma l’unica testimonianza di cui desidera lasciare traccia in quel momento è quella di suo padre.
Sarà l’occasione per rielaborare i propri ricordi e riflettere sulla sua stessa vita. Perché anni prima è stato scacciato dalla sua famiglia? Perché negli Stati Uniti è costretto a dormire nel campus universitario, bandito da sua moglie dalla loro casa? E perché tutto sembra collegarsi al fatto che, quando era ragazzo, ha scritto uno strano racconto su una ragazza di nome Palestine?