I commenti del Let’s Book Club
Cosa scrivono i lettori sui profili social di Let’s Book in merito a “Non devi dirmi che mi ami”

“Definito dallo stesso autore un memoir in onore della madre morta, un lungo canto funebre per ripercorrere i traumi di un’infanzia imperfetta e raggiungere una sorta di pace interiore e il perdono. Un libro molto profondo e toccante, anche perché da ragazzino l’autore ha subito abusi, è stato vittima di bullismo… e la mamma − colei che ti protegge per antonomasia − dov’era? Attraverso questo canto funebre lui cerca di capire e perdonare.”
@Ro_Berta_42 su twitter (22 marzo 2019)
Non devi dirmi che mi ami
Autore: Sherman Alexie
Titolo originale: You Don’t Have to Say You Love Me
Traduttore: Laura Gazzarrini
Editore: NN Editore
Genere: Memoir
Collana: La Stagione
Anno edizione: 2019
Pagine: 462
Cosa scrive l’autore
Sherman Alexie è nato nella riserva indiana di Wellpinit, nello stato di Washington. Il padre, un indiano Coeur d’Alene, era un uomo introverso, alcolizzato, che adorava i powwow e il basket. La madre, Lillian, un’indiana Spokane, sapeva parlare la lingua nativa e cuciva leggendarie trapunte per mantenere la famiglia. Sherman cresce con questa donna bella, loquace, brillante, ma anche feroce, bugiarda e superba.
E trasforma la storia della sua infanzia in una trapunta di parole. Racconta di una festa di Capodanno, dove bambino si difende dagli adulti ubriachi bloccando la porta con coltellini da burro; della sorella Mary, che perde la vita in un incendio; dei salmoni selvaggi, che il suo popolo adorava da millenni e sono ormai scomparsi dai fiumi della riserva. Ma racconta anche delle sue malattie, della fuga a Reardan, di violenza e povertà.
In frammenti, dialoghi, poesie, prose, Sherman Alexie ripete e rinnova il passato, inganna e si autoinganna, nel tentativo di prolungare la conversazione con Lillian, la madre che non smette di apparirgli come un fantasma anche dopo la sua morte.
Non devi dirmi che mi ami è un memoir e il commiato, ironico e toccante, di un figlio che vuole liberarsi dal rancore e dalla colpa per accettare, infine, l’amore contraddittorio della madre.