I commenti del Let’s Book Club
Cosa scrivono i lettori sui profili social di Let’s Book in merito a “Resto qui”
“Resto qui è un romanzo a sfondo storico e sociale, ambientato in Alto Adige dagli anni Venti agli anni Cinquanta. Graun, nel Ventennio, viene forzatamente italianizzato in Curon Venosta e la sua gente viene obbligata a imparare l’italiano e a non usare il tedesco, lingua madre.
L’avvenimento alla base della narrazione è la costruzione di una diga a sud del bel lago di Resia/Reschen, che servirà a produrre energia elettrica.
Il paese si rivolta alla decisione dello Stato italiano di costruire quello sbarramento, che sommergerà il centro abitato e comporterà l’espropriazione di alcuni terreni di contadini e allevatori.
Lo stile è semplice e ben si adatta ai dialoghi dei protagonisti, che parlano dei loro problemi quotidiani, della guerra.
Da amante dei quei posti ho letto il testo percorrendo ogni passo insieme ai protagonisti e ho cercato di individuare i masi presso cui si sono rifugiati Trina ed Erich disertori: in Rojental, dove i sentieri da Graun portano in Svizzera.
Perché leggere Resto qui? Io ho approfondito tematiche legate alla storia moderna del Sudtirolo e ho riflettuto su cosa quel trauma ha rappresentato.
L’Alto Adige, terra sconvolta dai cambiamenti, col tempo è riuscita a fare delle sue tragedie una forza. La formula vincente è proprio dar valore alla tradizione e fare in modo che il progresso le sia d’aiuto.”
@manuela_reads_too su instagram (10 maggio 2020)
“Questo è un romanzo meraviglioso. La storia è quella della costruzione della diga che ha sepolto il paese di Curon, il cui campanile è tutto ciò che resta di un abitato millenario, spazzato via negli anni Cinquanta da questa devastante avanzata del progresso. Detta così, sembrerebbe una cosa noiosa. In realtà, Resto qui è un romanzo che ti tiene incollato alle pagine, grazie alla bellezza della voce narrante, una donna che racconta, con toni asciutti e quasi virili, la sua storia, in un intreccio di storie diverse. Tutto accade in una regione come l’Alto Adige, che subì contemporaneamente fascismo e nazismo, oltre alle guerre e, tragico epilogo di un lieto fine, la costruzione di questa diga che rappresentò per gli abitanti del paese il colpo più duro e ingiusto da sopportare.
Ho pianto come un vitello praticamente ovunque, a dispetto della più totale assenza di accenti patetici o passaggi lacrimevoli, e davvero non capisco come sia stato possibile non assegnare il Premio Strega a quest’opera che andrebbe letta e riletta. Per i contenuti, per lo stile, per tutto.”
Alessandra Van Pelt Gennaro nel gruppo facebook (23 aprile 2020)
“Veramente un bel libro, a partire dalla trama, che parla di guerra, disperazione, vita difficile, complicata ulteriormente dalla costruzione nel Dopoguerra della diga che interessa la zona del Lago di Resia e dintorni. Oltre alla storia, un pochino romanzata, spiccano i personaggi coinvolti, dal carattere forte, tenace e schivo, tipico della gente di quel posto. Le figure di Trina, di suo marito, dei genitori spiccano prepotentemente. Una cosa è certa: dopo aver letto questo libro, se mai andrò in quelle zone, caratterizzate dalla cima del campanile che emerge dal Lago di Resia, non riuscirò mai a fare una foto o, peggio ancora, un selfie, pensando alla tragedia e alla devastazione del posto, accaduta per mano di uomini avidi e… Non so nemmeno descrivere i colpevoli di tutto ciò!”
Antonella Montesanti nel gruppo facebook (23 aprile 2020)
“Posso già inserire Resto qui di Marco Balzano tra le migliori letture di questo ‘strano’ 2020.
L’autore ci racconta una pagina di storia italiana: anno 1950, un paesino del Sudtirolo, Curon Venosta, venne sommerso a causa della costruzione di un lago artificiale per la produzione di energia idroelettrica. L’abitato venne spostato a monte. Come potete notare dalla copertina, l’unica testimonianza storica di ciò che è rimasto dell’antico borgo è un campanile che svetta dalle acque. Attraverso la storia di una famiglia del luogo − ho adorato i vari personaggi e lo stile di scrittura eccelso − viviamo tutti i momenti salienti di quel periodo: dall’occupazione prima dei fascisti, poi dei nazisti, fino alla conclusione della guerra e del completamento del lago artificiale. A niente valsero le proteste di quei poveri contadini, che videro svanire sotto i loro occhi le proprie case! Una pagina di storia di cui dovremmo vergognarci…
Se ancora questo romanzo non vi è capitato tra le mani, affrettatevi, vale la pena di leggerlo!”
@fede_in_books_land su instagram (13 aprile 2020)
“Non mi ha convinta al cento percento, il finale mi ha lasciata un po’ interdetta. Il libro mi sembra lasciato a metà… la figlia, scomparsa e mai più riapparsa… la fase della fuga, che mi è sembrata messa lì a caso, non ha un prosieguo interessante nel libro.”
@GiovannaChiaese su twitter (16 settembre 2019)
“Una storia molto coinvolgente di legami, di ribellione, di speranze e di illusioni. Quello che ricordo di più di questo libro è l’empatia che ho provato per il tentativo di ribellione di una comunità verso un sopruso, una prepotenza perpetrata in nome di un fantomatico progresso ma in realtà come imposizione di un regime dittatoriale. Il campanile semisommerso è un forte simbolo in tal senso. Ho però percepito qualche cedimento nel testo.”
@VincenzoMilani su twitter (24 gennaio 2019)
Resto qui
Autore: Marco Balzano
Editore: Einaudi
Genere: Moderna e contemporanea
Collana: Supercoralli
Anno edizione: 2018
Pagine: 192
Cosa scrive l’editore
Quando arriva la guerra o l’inondazione, la gente scappa. La gente, non Trina. Caparbia come il paese di confine in cui è cresciuta, sa opporsi ai fascisti che le impediscono di fare la maestra. Non ha paura di fuggire sulle montagne col marito disertore. E quando le acque della diga stanno per sommergere i campi e le case, si difende con ciò che nessuno le potrà mai togliere: le parole.
“Se per te questo posto ha un significato, se le strade e le montagne ti appartengono, non devi aver paura di restare.”
L’acqua ha sommerso ogni cosa: solo la punta del campanile emerge dal lago. Sul fondale si trovano i resti del paese di Curon. Siamo in Sudtirolo, terra di confini e di lacerazioni: un posto in cui nemmeno la lingua materna è qualcosa che ti appartiene fino in fondo. Quando Mussolini mette al bando il tedesco e perfino i nomi sulle lapidi vengono cambiati, allora, per non perdere la propria identità, non resta che provare a raccontare.
Trina è una giovane madre che alla ferita della collettività somma la propria: invoca di continuo il nome della figlia, scomparsa senza lasciare traccia. Da allora non ha mai smesso di aspettarla, di scriverle, nella speranza che le parole gliela possano restituire. Finché la guerra viene a bussare alla porta di casa, e Trina segue il marito disertore sulle montagne, dove entrambi imparano a convivere con la morte. Poi il lungo dopoguerra, che non porta nessuna pace. E cosí, mentre il lettore segue la storia di questa famiglia e vorrebbe tendere la mano a Trina, all’improvviso si ritrova precipitato a osservare, un giorno dopo l’altro, la costruzione della diga che inonderà le case e le strade, i dolori e le illusioni, la ribellione e la solitudine.
Una storia civile e attualissima, che cattura fin dalla prima pagina. Il nuovo grande romanzo del vincitore del Premio Campiello 2015, già venduto in diversi Paesi prima della pubblicazione.
Finalista al Premio Strega 2018
Vincitore del premio Asti d’Appello 2018
Vincitore del Premio Bagutta 2019
Citazioni tratte dal libro
Nessuno può capire cosa c’è sotto le cose. Non c’è tempo per fermarsi a dolersi di quello che è stato quando non c’eravamo. Andare avanti, come diceva Ma’, è l’unica direzione concessa. Altrimenti Dio ci avrebbe messo gli occhi di lato. Come i pesci.
Elisa Erba nel gruppo facebook (27 agosto 2020)
[…] questo breve libro Balzano, insegnante e secondo classificato al Premio Strega 2018 con un altro scritto di cui avete sicuramente letto in ogni dove, ci invita a perderci nell’intrigante mondo dell’etimologia e a riflettere sul significato che […]